SCUOLA / Addio LIM, ma non sarà il tocco a rendere migliore l'insegnamento

2021-11-18 04:49:25 By : Mr. Muen Machinery

Scriviamo LIM (Interactive Whiteboard), leggiamo SIM (Interactive Multimedia Waste). Dopo la farsa dei banchi con le ruote (non si conosce la cifra ufficiale di quanto costino, si parla di 4 milioni di euro) che perlopiù giacciono inutilizzati o sottoutilizzati o abusati in migliaia di scuole perché inadeguati alle esigenze, sarà la volta delle lavagne interattive per finire presto negli scantinati. Introdotto in via sperimentale una decina di anni fa e poi ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale negli istituti di ogni ordine e grado (con un costo a carico del cittadino-contribuente che, in questo caso, non è noto), il ministero dell'Istruzione ha pensato che le LIM non sono più adeguate ai tempi tecnologici attuali, anzi galoppano.

SCUOLA / La nuova sfida delle competenze mette prof

Con il Piano Operativo Nazionale “Per la scuola. Competenze e ambienti di apprendimento “finanziati dalla Comunità Europea (3 miliardi di euro, di cui 800 milioni “per laboratori, apparecchiature digitali e interventi edili”) varati nel 2014 e della durata di sette anni, stanno arrivando nei singoli istituti i contributi necessari per racimolare il” vecchie" lavagne per sostituirle con "monitor touch", dispositivi elettronici che, unendo lo schermo e il digitalizzatore, consentono all'allievo e all'insegnante di interagire con lo schermo semplicemente utilizzando le dita.

UNIVERSITÀ / Padova, borse di studio per studenti afgani: un regalo cambia la vita

Si dirà che non si tratta di una novità assoluta e che strumenti di questo genere circolano da tempo dentro e fuori le aule scolastiche; che se il resto della società corre o, anzi, galoppa alla velocità della luce, il sistema educativo non può permettersi di restare indietro; che se l'innovazione tecnologica rende obsoleto oggi ciò che era nuovo solo ieri (basta guardare il continuo rinnovamento dei cellulari) non è colpa del ministero e così via.

Tutto vero, certo, se non fosse che l'opinione pubblica tende a scambiare il rinnovo delle attrezzature (che è anche necessario, quando necessario) con l'illusione di una scuola migliore tout court e delle tasche dei cittadini (perché è così) con il pozzo senza fondo di San Patrizio. Anche in questa circostanza, come quando le tavole di ardesia (interattività pari a zero, ma almeno non si sono mai rotte e non avevano costi di manutenzione significativi) o sintetiche (brutte perché il gesso faticava a lasciare il segno o perché funzionavano solo con il pennarello, perennemente prosciugati ed enormemente più costosi del gesso) sono stati sostituiti con le LIM, gran parte del mondo dell'insegnamento sarà pronto a gridare l'alleluia, nella convinzione che gli studenti saranno incoraggiati a imparare meglio e anche di più.

SCUOLA / Gli studenti non hanno bisogno di un autista, ma di un padre

Non è vero: l'esperienza forse non dice il contrario, ma non garantisce nemmeno che avremo un apprendimento migliore. Non c'è indagine a nessun livello che smentisca l'evidenza di una scuola in continuo, rapido declino, come è il recentissimo caso della Fondazione Agnelli e la sua fotografia della scuola media a meno di dieci anni di distanza dalla precedente. “Da tempo fatica a svolgere i suoi compiti perché l'apprendimento non è soddisfacente e si accentuano i divari sociali, territoriali e di genere. Queste tendenze erano già presenti dieci anni fa e questo nuovo rapporto mostra che oggi le cose non sono sostanzialmente cambiate”.

Coincidenza: il peggioramento è avvenuto in concomitanza con la diffusione delle costosissime LIM, forse anche utili ma inadeguate a risolvere il problema di fondo di una scuola senza più identità, che produce studenti impreparati e incapaci di attrarre professionisti adeguati. Trascuriamo il paragone: non è cambiando le scarpe che i piedi fanno necessariamente meno male.

All'inizio di ottobre il ministro Bianchi ha annunciato l'arrivo dei primi finanziamenti del Piano di Risanamento: 3 miliardi per asili e bambini, 800 milioni per nuove strutture, 500 per ristrutturare vecchie, 400 per mense, 300 per palestre. Sono ben accetti a fronte di edifici costruiti per la maggior parte oltre cinquant'anni fa o addirittura tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento e che necessitano di continui interventi. Peccato che tutto questo sia spesso associato all'idea - parole magiche che da tempo sentiamo ripetere come un mantra - di un "insegnamento innovativo, inclusivo, coinvolgente", come se il rinnovamento tecnologico fosse la panacea per tutti i mali da quale il sistema scolastico italiano.

Diciamolo chiaro: non è stato e non sarà così neanche questa volta. Scuola tecnologica non significa di per sé una scuola che funziona. Per questo occorre una solida preparazione educativa e culturale, la disponibilità alla fatica (non solo il piacere, che di solito si aggiunge nel tempo) dell'apprendimento, la capacità di guardare l'altro con umanità. Valori aggiunti che la tecnologia non conoscerà mai.

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti informazioni di qualità e indipendenti.

SUPPORTACI. DONA ORA CLICCANDO QUI © RIPRODUZIONE RISERVATA